Edward Rudolph Bradley, Jr. Nasce a Philadelphia nel 1941, inizia la sua carriera alla radio negli anni ‘60, e quando nell’ambiente un giornalista di colore era ancora visto come il pepe negli occhi nel ‘67 passa alla tv, nonostante tutto, grazie alla sua bravura, diviene nel ‘71 il corrispondente per la CBS in Francia. Lo spediscono poi a Saigon, dove copre l’informazione sulla guerra in Vietnam, e nel ‘73 ne segue gli accordi di pace svoltisi a Parigi. Viene poi inviato in Cambogia, dove si becca un colpo di mortaio che lo ferisce ad un braccio e nel posteriore [il soldato che era di fianco a lui morì]. Nel 1976 segue per la CBS la campagna di Jimmy Carter e diviene il primo corrispondente di colore della Casa bianca sino al 1978.
Nel 1981 diviene uno dei corrispondenti di punta del programma “60 minutes”, uno delle più famose trasmissioni d’inchiesta statunitensi, dove nel corso degli anni sulla sedia di fronte a lui intervista tutti i personaggi più noti - anche i più scomodi - del panorama globale. Tra questi possiamo citare l’intervista all’ attentatore di Oklahoma City, Timothy McVeigh. Il programma ha al suo attivo inchieste ai massimi livelli, tanto che ispira il film “The Insider”, tratto proprio da un inchiesta di “60 minutes” che ha fatto tremare “i sette nani” [le sette compagnie USA del tabacco] svelandone scandalosi retroscena commerciali a spese della salute dei fumatori. Bradley è diventato uno dei più noti volti della TV americana.
Insomma era un giornalista coi controcazzi, non per niente si è aggiudicato la bellezza di 19 Emmy. E’ morto a 65 anni a causa della leucemia.
Curiosità: E’ stato il primo (e forse tuttora l’unico) giornalista ad andare in onda con un orecchino. Pare che sia Liza Minnelli ad averlo convinto durante un’intervista.
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Edward Rudolph Bradley, Jr.
Nasce a Philadelphia nel 1941, inizia la sua carriera alla radio negli anni ‘60, e quando nell’ambiente un giornalista di colore era ancora visto come il pepe negli occhi nel ‘67 passa alla tv, nonostante tutto, grazie alla sua bravura, diviene nel ‘71 il corrispondente per la CBS in Francia.
Lo spediscono poi a Saigon, dove copre l’informazione sulla guerra in Vietnam, e nel ‘73 ne segue gli accordi di pace svoltisi a Parigi.
Viene poi inviato in Cambogia, dove si becca un colpo di mortaio che lo ferisce ad un braccio e nel posteriore [il soldato che era di fianco a lui morì].
Nel 1976 segue per la CBS la campagna di Jimmy Carter e diviene il primo corrispondente di colore della Casa bianca sino al 1978.
Nel 1981 diviene uno dei corrispondenti di punta del programma “60 minutes”, uno delle più famose trasmissioni d’inchiesta statunitensi, dove nel corso degli anni sulla sedia di fronte a lui intervista tutti i personaggi più noti - anche i più scomodi - del panorama globale.
Tra questi possiamo citare l’intervista all’ attentatore di Oklahoma City, Timothy McVeigh.
Il programma ha al suo attivo inchieste ai massimi livelli, tanto che ispira il film “The Insider”, tratto proprio da un inchiesta di “60 minutes” che ha fatto tremare “i sette nani” [le sette compagnie USA del tabacco] svelandone scandalosi retroscena commerciali a spese della salute dei fumatori.
Bradley è diventato uno dei più noti volti della TV americana.
Insomma era un giornalista coi controcazzi, non per niente si è aggiudicato la bellezza di 19 Emmy.
E’ morto a 65 anni a causa della leucemia.
Curiosità: E’ stato il primo (e forse tuttora l’unico) giornalista ad andare in onda con un orecchino.
Pare che sia Liza Minnelli ad averlo convinto durante un’intervista.
Si.
si
Si
Sì..
Sì..
Grazie Poppy...sei sempre due volte meglio di tutti.
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